28 ottobre 2018

2 giorni a Palermo all'insegna della tradizione


When in Palermo: panino con panelle e crocchè, arancinA, frittola e pasta con le sarde


Hei guys!

Una domenica pomeriggio in cui piove, tira vento, c’è acqua alta, come questa, non poteva che farmi sentire la nostalgia del sole e del cielo azzurro che Palermo mi ha regalato per i due giorni che sono stata li.

A costo di essere insultata, alla bellezza di 24 anni giungo per la prima volta in Sicilia questa settimana.

Si, avete letto bene.

A Palermo, per la precisione.

Dopo essere partita da Venezia con 10 gradi ed essermi spogliata mano a mano che scendevo l’Italia, Palermo mi accoglie con un sole che acceca e un caldo abbraccio a 25 gradi.

A fine Ottobre.

A completare il benvenuto, mi aspetta un classico della cucina Palermitana, il panino con panelle e crocchè.
 
Panino con panelle e crocchè


Alle 2 del pomeriggio, dopo che la colazione delle 7 era un lontano ricordo, quel panino era la cosa più buona del mondo.
Pane bianco morbido, farcito con panelle di ceci fritte e crocchette di patate. Fritte anche queste ultime.

MAI mi sarebbe venuto in mente di prenderlo di mia sponte. Per fortuna un fidato compagno di viaggio ha scelto per me. Perché se ormai mi conoscete, avrete ben capito che per come ragiono, è un pasto che a livello nutrizionale è a dir poco sbilanciato.

Ma oggi siamo a Palermo, in vacanza, per 2 giorni, in ottima compagnia, se non assaggio ora le cose tipiche, quando mai?

Cattedrale di Palermo


Con il pancino pieno e felice arriviamo al B&B. TetideHome, sarà la mia casa per i prossimi giorni. Nuova, accogliente, silenziosa, con ottimi proprietari, in una zona tranquilla e vicina al centro. Super consigliata se volete anche voi fare una scappatella a Palermo.

Il pomeriggio, come pure il giorno dopo, sarà alla scoperta delle principali attrazioni di Palermo.



Rimango molto colpita dagli spazi aperti e larghi, i monumenti imponenti e sontuosi, i viali alberati, le zone chiuse al traffico, il brulicare delle persone, i localini nuovi ed interessanti che si distinguono tra le palazzine tradizionali.

Dalle proposte gastronomiche, capisco che saranno due giorni impegnativi. Per il mio stomaco.

Dopo una merenda a base di frullato, artificiale.com, in uno Starbucks locale, che si può chiamare solo che Nando’s e un aperitivo A'Cala al porto, è ora di cena.

A'Cala


Da qualche parte ci entra pure la cena. Mi stupisco di me.

Tartare di tonno per cominciare e pasta con sarde alla palermitana. Sei in Sicilia, vuoi non mangiare pesce?

La pasta con le sarde è un altro piatto tipico. A completare la salsa ci vanno anche pinoli, finocchietto selvatico, uvetta e briciole di pane.

Rotolando, in salita, e qui facciamo un baffo alla gravità e a Newton, ci dirigiamo verso casa.

Lungo il cammino, facciamo tappa in una tea room. Cha.
Nascosta, buia, con un menù che sembra il raccoglitore delle slide dell’università da quanto è ricco, questa tea room ha una scelta e varietà che fanno un baffo alla compagnia delle indie.

Io opto per un bel te chai, aromatizzato con cannella, cardamomo, chiodi di garofano . Il gusto è ricco e intenso, ma è anche leggero. È proprio uno dei miei te preferiti.
E i biscotti di pasta frolla che mi hanno portato con te, vuoi lasciarli li?

Mai glicemia fu più alta come oggi.

L’indomani mattina, dopo un’ottima torta di mele fatta in casa, io e gli zuccheri siamo diretti alla scoperta dei mercati.  

Vucciria è il primo che raggiungiamo. È uno dei mercati storici assieme a quelli di Ballarò, del Capo e delle pulci. Originariamente era il mercato destinato al macello e alla vendita delle carni.
 
Vucciria
È rimasto poco, in questo mercato. Un gentile signore ci racconta, infatti, che causa centri commerciali e nuovi negozi, quelli vecchi e tipici non hanno più la forza per resistere. Ed ecco che è mezzo scomparso.

Con un misto di tristezza e riflettendo su come le cose siano cambiate negli anni, ci dirigiamo al mercato di Ballarò, uno dei più grandi di Palermo.

La giornata era perfetta, sole, cielo azzurro, aria. Mi stavo godendo questo momento come se l’indomani dovessi già partire.
 
Piazza Indipendenza

Piccola parentesi.

Il giorno prima di partire, il caso ha voluto che cominciassi un mini corso sulla scienza del benessere. È uno dei corsi online che ogni tanto mi trovo a seguire. È della Yale University e spiega come funziona la nostra felicità, da cosa dipende, come è influenzata e cosa fare per essere più felici.

Se pensi che sia uno svarione, continua a leggere qui *** l’avventura a Palermo. Non mi offendo.

Una delle cose che il corso suggeriva di fare per essere più felici, è assaporare, tradotto letteralmente. 

Assaporare intensifica e prolunga le emozioni positive che scaturiscono quando fai qualcosa che ti piace. 

Assaporare, quindi, non deve essere legato per forza al cibo, ma a qualsiasi cosa/esperienza/avventura. 

Per godere al meglio di questa esperienza di assaporamento/assaporazione: 



  • assicurati di condividerla con qualcuno
  • scatta una foto o tieni un souvenir
  • pensa a quanto fortunato sei a poter vivere un mento del genere e sii presente 




Reduce di questa lezione, ed essendo patita di queste perle di crescita personale, ho letteralmente assaporato la mia permanenza a Palermo
Ero in compagnia a condividere l’esperienza e ho scattato foto.

 ***

Stavamo parlando dei mercati

È arrivato il momento di Ballarò

Mercato immenso, in cui ci sono banchetti su banchetti su banchetti che vendono frutta e verdura a montagne, pesce, dolci, spezie e chincaglierie di ogni genere. Come gli ambulanti richiamano l’attenzione qui, con le abbanniate, o urla …  gli altri mercati nel mondo a confronto sono muti.

Ballarò
Abituata a Venezia, al mercato di Rialto, che ormai sta scomparendo anche quello, mezzo vuoto, con i bengalesi che stanno prendendo sempre più il sopravvento e con la merce che costa come l’oro, a Palermo sembrava tutto regalato. Distese di cavolfiori, di cespi di lattuga, di pomodori, arance, limoni. 

Mi sembrava di essere in un’altra dimensione.

Tappa obbligatoria per i frequentatori di mercato è la frittola. Un ambulante con un tavolino e un cesto di vimini. 
Vende un insieme di frattaglie di vitello, bollite e ripassate nello strutto, servite direttamente su un cono di carta, oppure con un panino. 
Questa preparazione è all’interno di un cesto di vimini, ricoperto con stracci e tenuto al caldo. Viene condito con pepe e limone fresco.

La quantità di gente che si fermava, i panini che faceva e i coni da portare via, hanno reso i movimenti del tipo dietro il bancone, precisi, rapidi e ogni cosa era posizionata al posto giusto.

Io ero affascinata.

Ero anche un po’ sconcertata da quanto igienico o meno potesse essere. Se poi mi fermo a riflettere sulle frattaglie …. Ma, sono fiera di dire, che ho assaggiato, un morso, di questo panino.

Ed era pure buono.

Non mi sono azzardata a prendere un panino perché non so se sarei stata in grado di mangiare tutta quella preparazione essendo comunque un gusto a cui non ero abituata.  

La mia rivincita è venuta dopo, con l’arancinA. Tonda. Originale. Con la carne. Al bar Santoro, storico a Palermo.

Arancina al Bar Santoro
Una bomba a mano.

Credo di aver finito di digerirla verso le 6 di sera. Da quanto era unta e grassa. Ma se era buona! È andata giù proprio di gusto.

Poi, mangiando io fritto una volta all’anno, quando lo mangio, me lo gusto per bene.

Fatta con il riso allo zafferano e con il cuore di carne e piselli, nulla ha a che vedere con le palle che troviamo qui fatte con il riso al pomodoro e con la mozzarella dentro.

Diciamo che era meritata dato che abbiamo camminato in lungo e in largo con una media di 23 mila passi al giorno.

Per la sera, a cena, ci siamo fatti consigliare un localino, nuovo, vicino a casa. Io ho optato per un bel baccalà a bassa temperatura, crema di zucca e VERDURE grigliate. 

Ero in astinenza. Io che vivo di verdura.

Forse non lo sapete, ma li a Palermo, mangiare, e mangiare anche bene, costa veramente poco. Forse sono io che sono abituata male, qui a Venezia, dove grazie a dio l’aria che respiriamo è l’unica cosa gratis rimasta.

Un bel wishky sour in una enoteca, VinoVeritas, super affollata conclude anche questa serata sennonché l’ultima qui a Palermo


Quando dico enoteca, parlo di pareti di bottiglie di vino. E quando dico affollata dico che non ci si muoveva, gente in piedi, gente seduta, gente che cenava.

Subito ci siamo immedesimati nel barman e nei camerieri che lavoravano quella sera. Faceva strano essere del mestiere, ma essere esterni e guardare da fuori quello che accadeva. Le dinamiche. Come si muovevano.

Se penso a questo viaggio che ho fatto, a solo qualche ora di volo da Venezia, in un’altra isola, allo spettacolo che mi sono trovata davanti, non sembra nemmeno Italia.



Non mi sembra vero di aver fatto questo viaggio. Di aver trascorso li due giorni. Di aver preso due aerei in due giorni dopo aver passato 5 anni senza. Di aver mangiato frattaglie e arancine. Di aver bevuto un ottimo te indiano a Palermo. 
Di aver ritrovato un amico dopo un po’ di tempo ed era come se il tempo non fosse mai passato.

Grazie per avermi fatto vivere questa esperienza.

Until next time, con un post più breve,

Buona vita!