When in Palermo: panino con panelle e crocchè, arancinA, frittola e pasta con le sarde
Hei guys!
Una domenica pomeriggio in cui piove, tira vento, c’è acqua
alta, come questa, non poteva che farmi sentire la nostalgia del sole e del
cielo azzurro che Palermo mi ha regalato per i due giorni che sono stata li.
A costo di essere insultata, alla bellezza di 24 anni giungo
per la prima volta in Sicilia questa settimana.
Si, avete letto bene.
A Palermo, per la precisione.
Dopo essere partita da Venezia con 10 gradi ed essermi
spogliata mano a mano che scendevo l’Italia, Palermo mi accoglie con un sole
che acceca e un caldo abbraccio a 25 gradi.
A fine Ottobre.
A completare il benvenuto, mi aspetta un classico della cucina
Palermitana, il panino con panelle e crocchè.
Alle 2 del pomeriggio, dopo che la colazione delle 7 era un
lontano ricordo, quel panino era la cosa più buona del mondo.
Pane bianco morbido, farcito con panelle di ceci fritte e crocchette
di patate. Fritte anche queste ultime.
MAI mi sarebbe venuto in mente di prenderlo di mia sponte.
Per fortuna un fidato compagno di viaggio ha scelto per me. Perché se ormai mi
conoscete, avrete ben capito che per come ragiono, è un pasto che a livello
nutrizionale è a dir poco sbilanciato.
Ma oggi siamo a Palermo, in vacanza, per 2 giorni, in ottima
compagnia, se non assaggio ora le cose tipiche, quando mai?
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Cattedrale di Palermo |
Con il pancino pieno e felice arriviamo al B&B. TetideHome, sarà la mia casa per i prossimi giorni. Nuova, accogliente, silenziosa,
con ottimi proprietari, in una zona tranquilla e vicina al centro. Super
consigliata se volete anche voi fare una scappatella a Palermo.
Il pomeriggio, come pure il giorno dopo, sarà alla scoperta
delle principali attrazioni di Palermo.
Rimango molto colpita dagli spazi aperti e larghi, i
monumenti imponenti e sontuosi, i viali alberati, le zone chiuse al traffico,
il brulicare delle persone, i localini nuovi ed interessanti che si distinguono
tra le palazzine tradizionali.
Dalle proposte gastronomiche, capisco che saranno due giorni
impegnativi. Per il mio stomaco.
Dopo una merenda a base di frullato, artificiale.com, in uno
Starbucks locale, che si può chiamare solo che Nando’s e un aperitivo A'Cala al porto,
è ora di cena.
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A'Cala |
Da qualche parte ci entra pure la cena. Mi stupisco di me.
Tartare di tonno per cominciare e pasta con sarde alla
palermitana. Sei in Sicilia, vuoi non mangiare pesce?
La pasta con le sarde è un altro piatto tipico. A completare la
salsa ci vanno anche pinoli, finocchietto selvatico, uvetta e briciole di pane.
Rotolando, in salita, e qui facciamo un baffo alla gravità e
a Newton, ci dirigiamo verso casa.
Lungo il cammino, facciamo tappa in una tea room. Cha.
Nascosta, buia, con un menù che sembra il raccoglitore delle
slide dell’università da quanto è ricco, questa tea room ha una scelta e
varietà che fanno un baffo alla compagnia delle indie.
Io opto per un bel te chai, aromatizzato con cannella,
cardamomo, chiodi di garofano . Il gusto è ricco e intenso, ma è anche leggero.
È proprio uno dei miei te preferiti.
E i biscotti di pasta frolla che mi hanno portato con te,
vuoi lasciarli li?
Mai glicemia fu più alta come oggi.
L’indomani mattina, dopo un’ottima torta di mele fatta in
casa, io e gli zuccheri siamo diretti alla scoperta dei mercati.
Vucciria è il primo che raggiungiamo. È uno dei mercati
storici assieme a quelli di Ballarò, del Capo e delle pulci. Originariamente
era il mercato destinato al macello e alla vendita delle carni.
È rimasto poco, in questo mercato. Un gentile signore ci
racconta, infatti, che causa centri commerciali e nuovi negozi, quelli vecchi e
tipici non hanno più la forza per resistere. Ed ecco che è mezzo scomparso.
Con un misto di tristezza e riflettendo su come le cose
siano cambiate negli anni, ci dirigiamo al mercato di Ballarò, uno dei più
grandi di Palermo.
La giornata era perfetta, sole, cielo azzurro, aria. Mi stavo
godendo questo momento come se l’indomani dovessi già partire.
Piccola parentesi.
Il giorno prima di partire, il caso ha voluto che
cominciassi un mini corso sulla scienza del benessere. È uno dei corsi online
che ogni tanto mi trovo a seguire. È della Yale University e spiega come
funziona la nostra felicità, da cosa dipende, come è influenzata e cosa fare
per essere più felici.
Se pensi che sia uno svarione, continua a leggere qui *** l’avventura a Palermo. Non mi offendo.
Una delle cose che il corso suggeriva di fare per essere più
felici, è assaporare, tradotto letteralmente.
Assaporare intensifica e
prolunga le emozioni positive che scaturiscono quando fai qualcosa che ti
piace.
Assaporare, quindi, non deve essere legato per forza al cibo, ma a
qualsiasi cosa/esperienza/avventura.
Per godere al meglio di questa esperienza
di assaporamento/assaporazione:
- assicurati di condividerla con qualcuno
- scatta una foto o tieni un souvenir
- pensa a quanto fortunato sei a poter vivere un mento del genere e sii presente
Reduce di questa lezione, ed essendo patita di queste perle
di crescita personale, ho letteralmente assaporato la mia permanenza a Palermo.
Ero in compagnia a condividere l’esperienza e ho scattato foto.
Stavamo parlando dei mercati.
È arrivato il momento di
Ballarò.
Mercato immenso, in cui ci sono banchetti su banchetti su banchetti
che vendono frutta e verdura a montagne, pesce, dolci, spezie e chincaglierie
di ogni genere. Come gli ambulanti richiamano l’attenzione qui, con le
abbanniate, o urla … gli altri mercati
nel mondo a confronto sono muti.
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Ballarò |
Abituata a Venezia, al mercato di Rialto, che ormai sta
scomparendo anche quello, mezzo vuoto, con i bengalesi che stanno prendendo
sempre più il sopravvento e con la merce che costa come l’oro, a Palermo sembrava
tutto regalato. Distese di cavolfiori, di cespi di lattuga, di pomodori,
arance, limoni.
Mi sembrava di essere in un’altra dimensione.
Tappa obbligatoria per i frequentatori di mercato è la
frittola. Un ambulante con un tavolino e un cesto di vimini.
Vende un insieme
di frattaglie di vitello, bollite e ripassate nello strutto, servite direttamente
su un cono di carta, oppure con un panino.
Questa preparazione è all’interno di
un cesto di vimini, ricoperto con stracci e tenuto al caldo. Viene condito con
pepe e limone fresco.
La quantità di gente che si fermava, i panini che faceva e i
coni da portare via, hanno reso i movimenti del tipo dietro il bancone,
precisi, rapidi e ogni cosa era posizionata al posto giusto.
Io ero affascinata.
Ero anche un po’ sconcertata da quanto igienico o meno
potesse essere. Se poi mi fermo a riflettere sulle frattaglie …. Ma, sono fiera
di dire, che ho assaggiato, un morso, di questo panino.
Ed era pure buono.
Non mi sono azzardata a prendere un panino perché non so se
sarei stata in grado di mangiare tutta quella preparazione essendo comunque un
gusto a cui non ero abituata.
La mia rivincita è venuta dopo, con l’arancinA. Tonda. Originale.
Con la carne. Al bar Santoro, storico a Palermo.
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Arancina al Bar Santoro |
Una bomba a mano.
Credo di aver finito di digerirla verso le 6 di sera. Da quanto
era unta e grassa. Ma se era buona! È andata giù proprio di gusto.
Poi, mangiando io fritto una volta all’anno, quando lo
mangio, me lo gusto per bene.
Fatta con il riso allo zafferano e con il cuore di carne e
piselli, nulla ha a che vedere con le palle che troviamo qui fatte con il riso
al pomodoro e con la mozzarella dentro.
Diciamo che era meritata dato che abbiamo camminato in lungo
e in largo con una media di 23 mila passi al giorno.
Per la sera, a cena, ci siamo fatti consigliare un localino,
nuovo, vicino a casa. Io ho optato per un bel baccalà a bassa temperatura,
crema di zucca e VERDURE grigliate.
Ero in astinenza. Io che vivo di verdura.
Forse non lo sapete, ma li a Palermo, mangiare, e mangiare anche bene,
costa veramente poco. Forse sono io che sono abituata male, qui a Venezia, dove
grazie a dio l’aria che respiriamo è l’unica cosa gratis rimasta.
Un bel wishky sour in una enoteca, VinoVeritas, super affollata conclude anche questa serata sennonché
l’ultima qui a Palermo.
Quando dico enoteca, parlo di pareti di bottiglie di
vino. E quando dico affollata dico che non ci si muoveva, gente in piedi, gente
seduta, gente che cenava.
Subito ci siamo immedesimati nel barman e nei camerieri che
lavoravano quella sera. Faceva strano essere del mestiere, ma essere esterni e
guardare da fuori quello che accadeva. Le dinamiche. Come si muovevano.
Se penso a questo viaggio che ho fatto, a solo qualche ora
di volo da Venezia, in un’altra isola, allo spettacolo che mi sono trovata
davanti, non sembra nemmeno Italia.
Non mi sembra vero di aver fatto questo viaggio. Di aver
trascorso li due giorni. Di aver preso due aerei in due giorni dopo aver
passato 5 anni senza. Di aver mangiato frattaglie e arancine. Di aver bevuto un
ottimo te indiano a Palermo.
Di aver ritrovato un amico dopo un po’ di tempo ed
era come se il tempo non fosse mai passato.
Grazie per avermi fatto vivere questa esperienza.
Until next time, con un post più breve,
Buona vita!