04 aprile 2018

Una Pasqua lunga 8 giorni. E che Pasqua!


Pasqua Ebraica: tra cibo, tradizione e religione anche lontano da casa


Buongiorno  Buongiorno!

Anche se in ritardo, Buona Pasqua e Pasquetta a tutti. In questi giorni viaggio con una jet-leg di mezza giornata, in anticipo, o in ritardo a seconda dei punti di vista. 

E mo vi spiego anche perché.

Dal titolo avrete capito che oggi parlerò di Pasqua ebraica
Non ho avuto un’illuminazione all’ultimo per cui mi sono convertita. 
Io sono e rimango spirituale piuttosto che religiosa.

Comunque, in questi giorni ho l’occasione di partecipare alla celebrazione della Pasqua ebraica nell'hotel dove lavoro ora. 

Diciamo che quest’occasione potrebbe essere considerata un onore o un onere, a seconda del momento durante il turno di lavoro in cui me lo domandate.


Tra orari folli, un sacco di lavoro da fare, cambiamenti all’ultimo minuto e clienti non sempre facili, non è semplice trovare un lato positivo alla situazione. 

Io cerco di concentrarmi sulla possibilità di parlare con i clienti, ascoltare le loro storie, imparare qualcosa su una religione a me estranea e sulle loro usanze culinarie in fatto di cibo non mi tiro indietro- e poi mettiamoci che, volente o nolente, imparo anche qualcosa su come si lavora.

Partiamo da fatto che oltre a sapere dell’esistenza della Pasqua ebraica, che si chiama Pesach, e che coinvolge un gran numero di rituali, non sapevo altro.

La parola Pesach viene resa in italiano con l’espressione”passare oltre”, in riferimento ad una citazione biblica per cui: 
"dio passerà oltre alle case contraddistinte degli ebrei per raggiungere gli egiziani e punirli per aver ridotto il popolo in schiavitù".
Non per altro in inglese la Pasqua ebraica è chiamata Passover.




Quest’anno inizia ufficialmente la sera di venerdì 30 marzo. Durando 8 giorni, per gli ebrei fuori da Israele, finisce la sera di sabato 7 aprile.

La cena di inizio Pesach è la celebrazione più importante di tutta la festa
Il responsabile dell’evento e il rabbino si sono infatti raccomandati più volte che dessimo il 110% durante il servizio e durante i giorni successivi.

Little did I know, che questa prima serata di celebrazioni ha una durata non indifferente. Bisogna infatti rispettare un ordine preciso, seder, di cibo e preghiere e ripercorrere la narrazione della storia e della fuga del popolo dall’Egitto.



Noi povero personale di sale e i cuochi in cucina eravamo sempre all’erta per capire cosa fare e come muoverci.

La Pesach segnala anche l’inizio della primavera, la maturazione delle prime spighe di orzo e la loro raccolta per preparare delle focacce non lievitate

Durante tutto il periodo di celebrazione bisogna astenersi dal mangiare prodotti lievitati di qualsiasi tipo e il pane permesso è solo quello azzimo, matzo
Pane azzimo - Matzo o Matzah

Il lievito è evitato in rispetto degli antenati che fuggendo non avevano il tempo di far lievitare gli impasti.

È una celebrazione intima e familiare, per cui ognuno procedeva con un suo ritmo e con i suoi rituali. 

Sul tavolo era presente:

  • pane azzimo di forma rotonda, Matzah o Matzo
  • un contenitore di stoffa
  • un libricino chiamato Haggadah che narra la storia dell’esodo
  • un bicchiere con acqua e sale 
  • un piatto tondo, Seder plate, con 6 cibi simbolo della storia ebraica



Seder plate


I 6 elementi del Seder plate in senso orario a partire dalla lattuga:

Lattuga romana, patata lessa
uovo sodo arrostito, coscia di pollo, charoset (salsa scura a base di mela, cannella, noci), radice di kren








Avendo tutto il tempo del mondo a disposizione, io stavo osservando in modo maniacale quello che stavano facendo i commensali davanti a me, come si muovevano, cosa facevano, che cibi mangiavano e con che ordine. 


Secondo me li ho messi pure a disagio perché sembravo una mucca davanti ad un treno. 

Se qualcuno avesse avuto la decenza di spiegarmi cosa stava succedendo o di mettere dei sottotitoli alla scena, forse sarebbe stato più facile stare al passo.



Il Qiddush, o santificazione, da inizio alla celebrazione della Pesach. Si procede bevendo il primo calice di vino e ci si lava le mani.  
3 dischi di pane vengono messi all’interno del contenitore di stoffa, che saranno poi consumati durante la cena.
 
3 dischi di pane azzimo coperti


Dal Sedar dish si prende la foglia di lattuga, la si inzuppa nell’acqua salata e si mangia. Il capo famiglia ha fatto questo gesto per tutti i commensali
L’acqua salata è simbolo delle lacrime versate dagli ebrei durante la schiavitù.

Vi ricordate i 3 dischi di pane messi da parte? Ecco, ora viene preso quello nel mezzo, spezzato; la parte più grande viene tenuta in tavola e quella più piccola coperta e messa da parte come buona fortuna.



Si continua narrando la storia dell’esodo degli ebrei e intanto di beve un secondo calice di vino.

Ci si lava le mani, si benedice il pane e lo si mangia con una salsa scura a base di erbe amare e barbabietola presente sul piatto. 
Sempre da qui si prende anche la radice di kren fresca e la si mette in una specie di panino fatto con il pane azzimo, la lattuga e la salsa amara.

E quando alle 11 di sera vedi questi seduti che si mangiano pane croccante come una patatina, ti si apre una voragine nello stomaco per cui la tua cena delle 6 è ormai un lontano ricordo come il pranzo di Natale.

A questo punto viene portata la cena vera e propria. Nel nostro caso la cena era composta da un antipasto formato da 5 ciotole con diverse preparazioni a base di verdure, del pesce, una zuppa, un piatto di carne e il dolce.

Finito questo viene preso il pezzo di pane smezzato, diviso tra i commensali e mangiato a conclusione della serata.

Una benedizione finale, un terzo bicchiere di vino, una canzone e il quarto calice di vino concludono la serata.

In realtà durante la serata le canzoni, se così vogliamo chiamarle, sono state più di una. Al mio tavolo la ragazza aveva una voce veramente bella, profonda e potente. Ha trasformato quella che poteva essere una litania in un qualcosa di armonico e piacevole. Tanto che alla fine le ho pure fatto i complimenti.



Mo ieviamoie er calice a sti ebrei che sennò continuano a cantare e a stare seduti a tavola.

Con tutti questi canti e calici di vino si sono fatte le 2 del mattino. Noi dobbiamo sistemare, possibilmente andare a casa e prepararci per la replica del giorno successivo.

Nonostante la barca alle 4 di mattina per arrivare a casa, sono stata contenta di aver assistito a qualcosa di nuovo. 

Mi ha colpito la fede che devono avere le persone per osservare tutti questi riti/vincoli e tradizioni che risalgono ad un'altra vita. 

E’ una cosa che comprendo ma non condivido, come direbbe la mitica Ire.

Beati voi, che vi ho fatto un riassunto il più stringato possibile di questi intensi giorni di Pasqua ebraica. Almeno qualcuno le sta trascorrendo bene queste feste, in un’isola privata, serviti e riveriti con cibo a volontà. Anche troppo.

Spero che anche a voi la Pasqua sia trascorsa nel migliore dei modi, in compagnia di famigliari prima, e di amici poi.

Fino alla prossima, buona vita!