15 settembre 2017

Food Friday: Cena da Local a Venezia

Food Friday: quando la cena è 5 portate degustazione di puro piacer per il palato e l'anima


Il 13 settembre è stato il mio compleanno. Se mi conoscete, saprete che non sono molto materialista.

O almeno lo sono diventata.

Per me è molto più importante il momento, l'esperienza, il poter creare un ricordo e condividere con qualcuno qualcosa.

Così alla domanda: "Cosa vuoi per il compleanno??????" io ho risposto: "Una cena in un ristorante come si deve".

Allora è incominciata la ricerca di un posto che rispondesse ai miei criteri: esperienza culinaria, possibilmente a Venezia, senza lasciare li una mia paga da stagista.

Esperienza culinaria vuol dire cucina di un certo livello. Vuol dire mangiare non per rimpirsi la pancia, ma per nutrire la mente e l'anima.

Secondo me bisogna sentirsi di entrare in ristoranti di questo tipo e fare questo tipo di scelta.

Bene il mio momento è arrivato.

Dietro suggerimento di una mia compagna di corso, abbiamo prenotato un tavolo al ristorante Local a Venezia.

Di primo acchitto l'accento va sulla O, per cui la pronuncia sarebbe all'inglese.

In realtà, il nome è nato l'accento sulla A, per cui si ottiene una parola tipica Veneziana che indica un luogo dove mangiare in compagnia.

Appurato questo, passiamo alla parte succulenta della serata.


Quando mettiamo piede nel ristorante, c'è già un bel fermento e i fornelli stanno andando a tutto gas.

L'atmosfera è rilassata, ma allo stesso tempo composta ed elegante.

L'arredamento è molto minimalista e non trovare la tovaglia sul tavolo mi ha un po' interdetto psicologicamente.

Ci accomodiamo e Davide, restaurant manager, ci porge i menù e ci spiega un po' come funziona.

Dopo una attenta lettura, optiamo per il menù degustazione a 5 portate a scelta dello chef.

Non posso chiedere di meglio!

Dare allo chef carta bianca è secondo me il modo migliore per poter dare spazio alla sua creatività e personalità e gustare al maglio quello che ha da offrire.

Così inizia la nostra avventura.


La danza si apre con un antipasto offerto dallo chef su delle tavolette di legno, che altro non sono che il fondale delle barche.


Crostino con sardina e chips di nervetti con crema di cipolla.

Chips di nervetti?!?! NERVETTI?!?! Cosa essere nervetti? Io non avere mai mangiato nervetti! 

Il solo pensiero dei nervetti mi turba nel profondo. Eppure eccoci qui.

Primo piatto, primo ostacolo da affrontare. 

Anche se consigliano di mangiarlo come secondo, io lo mangio per primo, in modo che alla peggio mi rifaccio la bocca con la sardina.

Beh avete presente le patatine cinesi, le nuvole di drago?? Stessa consistenza. 
Il sapore non era particolarmente forte. E' stata una piacevole sorpresa e un ottimo inizio.

Comincia la vera e propria degustazione.


Antipasto numero uno:



Interpretazione di capasanta gratinata. 

Capasanta marinata a secco con zucchero, sale e lime.

Pesce crudo. Ovvero "cotto" dalla marinatura. Ma comunque, non cotto nel modo convenzionale.

Sapete cosa vuol dire che si scioglieva in bocca?? Delicatissime!

E la specie di alga? In realtà sarebbe la panatura di erbe e pan grattato, disposta, qui, come una nastro.


Antipasto numero due:



          Sogliola con panatura di nocciole, crema di patata, spinaci e limone. 



Che sto a descriverla a fare? Ad ogni morso c'era un gusto diverso. La crema neutra di patate che va a smorzare il pungente del limone. 



Parlassero del pesce? Se la capasanta si scioglieva in bocca, ed era cruda, questo si scioglieva solo a guardarlo.


Antipasti andati.

Ci guardiamo tutti allibiti perchè ormai non sappiamo più cosa aspettarci.

Ci rimpiazzano solo con la forchetta.

Penso subito al risotto che ho letto essere il loro piatto forte.


E voilà, primo:



                             Risotto di gò, alga nori e katsuobushi.



Oddio il katsuobushi! Quello di Masterchef! 


Avete presente quando le bambinette delle medie sono tutte che si agitano e squittiscono perchè hanno un super gossip di cui parlare?




Ecco, il livello era quello.



L'argomento? Grazie a dio era più elevato.



Beh, intanto le scaglie di katsuobushi si muovevano per il caldo che saliva dal risotto. 


Se gli chef non le pensano tutte!




Il gusto era delicato. Non c'era prevalenza delle alghe. Alla fine si sentiva l'affumicato del katsuobushi. Cremoso e mantecato senza essere grasso o pannoso.



Da dire che quando ci servivano il piatto e ci spiegavano cos'era, la spiegazione era concisa per darci la possibilità di assaporare e gustare. 



Noi ci davamo dentro di forchettate da quanto era buono. 

Alla faccia della calma per gustare. 
Si, ci sta, le prima 3 volte per capire bene di cosa stiamo parlando. Poi però l'acquilina prende il sopravvento.




Dire che stavamo esaurendo le parole per descrivere quello che pensavamo è un eufemiso. Non volava una mosca. Stavamo troppo apprezzando quello che avevamo davanti a noi.


Arriviamo al secondo






Trancio di branzino cotto sulla pelle, con taccole, porcino e salsa alla curcuma.



Ecco che arriviamo all'ostacolo da superare numero 3. Mangiare la pelle del pesce. 

E per fortuna che c'era la pelle del pesceServiva proprio per completare il piatto. 

Le taccole croccanti, in netto contrasto con il branzino. 

La salsa alla curcuma, con il suo gusto deciso e "amaro" a smorzare la dolcezza del branzino.

Parliamo dei porcini?? Che gusto!

Anche in questo caso non è avanzata nemmeno una goccia di salsa di curcuma.


Il viaggio sta giungendo al termine. Manca il dolce.


Ci vediamo arrivare una quenelle bianca, con delle scaglie gialle su un piatto bianco.

E' questo il dolce?? Dopo popò di opere d'arte?

No, è solo un pre dessert per pulire la bocca e prepararci ad un cambio di registro. Panna cotta al cynar e arancia amara.

Particolare. Ci stava benissimo a sgrassare la bocca dal pesce.

Ma ORA arriva il dolce.


Barena al cioccolato. Crumble al cioccolato e nocciola, mousse al cioccolato, crema bianca al caffè, gelato al cioccolato, alga e salicornia.

Alga e salicornia, salate, in un dolce? Ovvio! Ad esaltare il cioccolato.

E parliamo della crema BIANCA al caffè. Bianco e caffè non vanno nella stessa frase solitamente. Qui si.

Beh ottima conclusione di questa cena.

Conclusione? Mica è finito qui!


Della frutta fresca, sana, in osmosi per bilanciare il dolce, meno sano, che abbiamo mangiato. 

Il melone sapeva da cardamomo, l'ananas da anice.

La magia della cucina. 

La frutta non sapeva dal suo solito gusto, ma da ciò con cui era aromatizzato.

In osmosi....

E subito torna alla memoria il libro di biologia delle superiori e l'idea di poter imparare per osmosi dormendo sul libro di testo.


Per non saper ne leggere ne scrivere, ci arrivano anche dei biscottini per mettere definitivamente fine alla serata. Buranelli da una parte e biscotti alla grappa e cioccolato.

Mi dichiaro definitivamente una bambina felice come alla vigilia di natale si aspetta Babbo Natale che ci porti i regali.


Cos'altro posso dire? Veramente sono rimasta estasiata, piacevolmente sorpresa e appagata.

Il miglior regalo di compleanno che potessi chiedere.

Spero di non aver sbagliato a descrivere i piatti. Se così fosse vi consiglio di andare di persona a provarli!

Una tappa obbligatoria per chi è di passaggio a Venezia o per chi vuole semplicemente regalarsi una coccola.

Buona vita!